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Russia: continua la lotta all’import grigio – IC&Partners
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Russia: continua la lotta all’import grigio

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Dalla nostra sede IC Trade

Come gia’ riferito nelle nostre newsletter precedenti, e’ ormai chiaro che le Autorita’ russe hanno dichiarato guerra all’import “grigio”, cioe’ alla modalita’ attualmente ancora molto diffusa  di importare prodotti in Russia attraverso schemi illegali che assicurano un certo risparmio fiscale – oltre a facilitare in certi casi la successiva vendita “in nero” sul mercato locale russo.

Il 30 novembre la stampa russa ha riferito di una importante indagine anticontrabbando che ha portato a interrompere un traffico di abbigliamento di alta gamma introdotto attraverso l’aeroporto di Ekaterinburg dichiarato come filato e non con la corretta voce doganale, e quindi sdoganato a un valore molto inferiore a quello reale, con conseguente evasione di dazi e iva russa. Inoltre questi articoli venivano presumibilmente introdotti in commercio senza avere ottenuto l’obbligatoria certificazione di prodotto EAC, contravvenendo ai Regolamenti tecnici in vigore ormai dal 2014.

 

Le quantita’ importate con questo schema illegale negli ultimi due anni da una società che è stata bloccata dalle autorità russe sono impressionanti: oltre 300 tonnellate di diverse categorie merceologiche di abbigliamento e accessori; ma ancora piu’ impressionante è il valore medio dichiarato alla dogana russa: 6,5 USD/kg contro un valore reale di alcune migliaia di dollari/kg, trattandosi di prodotti realizzati da marchi famosi di alta gamma italiani e internazionali.

Le conseguenze di questo schema illegale di importazione si ripercuoteranno quindi sui compratori russi, in questo caso i negozi multimarca. Se e’ vero che la responsabilita’ per il mancato pagamento di dazi e iva ricade sull’importatore, e’ anche vero che vale il principio di buona fede, cioe’ nel caso in cui sia manifesta l’assenza di controlli da parte del negozio, ad esso puo’ essere imputata parte della responsabilita’.

Ribadiamo quindi la nostra raccomandazione alle aziende italiane che esportano in Russia e nell’area EAC, in particolare del settore abbigliamento moda, a diffidare da chi propone schemi opachi per introdurre i prodotti italiani sul mercato locale: questo rappresenta un grande rischio reputazionale e quindi commerciale per le aziende produttrici italiane per le quali l’autorevolezza del brand conta almeno quanto le caratteristiche qualitative del prodotto.

 

In questo clima, il 29 novembre, Denis Manturov, Ministro dello Sviluppo economico russo, ha confermato le indiscrezioni dei giorni precedenti sulla volonta’ del governo di procedere entro il 2020 con l’estensione dell’obbligo di marcatura a mezzo chip (QR e Data Matrix) di altre categorie merceologiche (calzature di tutte le composizioni, capi spalla, camicie, bluse, abiti, biancheria da letto e da tavola, etc.) dopo il successo dell’esperimento del chip RFID sui capi in pelliccia, che nel 2016 ha regolarizzato in pochi mesi oltre il 60% del mercato russo. Le norme attuative del piano verranno comunicate nel corso del 2018. E’ quindi prevedibile che rapidamente gli schemi di import “grigio” diventeranno impossibili o comunque praticabili a un costo tale da renderli non convenienti, anche in considerazione dei rischi crescenti per tutte le parti coinvolte.

 

IC Trade,  parte del gruppo IC&Partners, ha sede a Mosca e si occupa di sviluppo commerciale, analisi di problematiche doganali e logistiche, gestione del processo di certificazione di prodotto obbligatorio (EAC), servizi di Applicant EAC, analisi e gestione di progetti di import substitution. IC Trade ha sviluppato le competenze per offrire alle aziende del settore moda abbigliamento soluzioni su misura nell’ottenimento della certificazione EAC per la propria gamma di articoli e la relativa etichettatura EAC. IC Trade, soggetto di diritto russo, puo’ fare inoltre da Applicant EAC ai produttori italiani che non dispongano di una propria’ societa’ nei paesi membri EAC.