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I Consulenti di Management del FVG e il Coronavirus – IC&Partners
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I Consulenti di Management del FVG e il Coronavirus

Alessandro Braida, Cultore della materia presso il Dipartimento di Scienze Statistiche ed Economiche dell’Università di Udine, consulente e formatore di management ha raccolto in una guida “I CONSULENTI DI MANAGEMENT DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E IL CORONAVIRUS”, varie riflessioni sul presente e sul futuro della professione e del rapporto con i clienti, nello specifico segnaliamo l’intervista al nostro Presidente, Roberto Corciulo dal titolo “Suggerimenti dall’esperienza internazionale”.

Come vivi/ organizzi il tuo lavoro da professionista durante questo momento?

La mia organizzazione, per la modalità di lavoro adottata da molti anni, era preparata ad attivare lo “smart working” e tutte le attenzioni conseguenti. Avendo inoltre uffici in Cina, abbiamo cominciato a parlare del Coronavirus a gennaio 2020 e quindi tutti gli uffici del nostro gruppo a livello internazionale erano attenzionati e preparati alla situazione che stava prefigurandosi. Infatti, anche le nostre strutture più importanti sono riuscite ad andare in “smart-working” prima che venissero proclamati i lock down in tutti i paesi dove siamo presenti.

Da anni, avendo al nostro interno uno psicologo del lavoro nella gestione delle persone, questa figura si è rivelata essenziale nella gestione psicologica del nostro personale che forse è il lato più sensibile e importante di questo grande “stress-test”. Al fine di mantenere l’allineamento del personale nei vari uffici, sono state organizzate in modo cadenzato e metodico videoconferenze organizzative ed è stato svolto un lavoro di contatto con i clienti al fine di capirne esigenze e problemi, per poi poterli condividere tutti assieme e dare loro risposte operative. Questo ha portato da subito a creare una “task-force” con i nostri principali partner nel mondo dell’internazionalizzazione, al fine di fornire risposte dedicate e strutturate ai nostri clienti. Tutto questo lavoro è stato sintetizzato e pubblicato in una pagina web a disposizione di tutti i clienti e non solo. Tutto ciò ha permesso di mantenere fin da subito un contatto strutturato con i clienti e i principali stakeholder con i quali lavoriamo, dando al tempo stesso un forte stimolo alla nostra organizzazione nel cercare nuove soluzioni partendo dai bisogni più immediati dei nostri clienti.

Come si stanno organizzando le aziende che conosci e come le si potrebbe aiutate nel breve termine?

Le aziende dopo un primo momento di smarrimento e di incertezza – dovuti soprattutto alla confusione nella gestione e comunicazione a livello nazionale – hanno reagito in modo differenziato. Alcune sono rimaste in una sorta di aspettativa per capirne le evoluzioni mentre altre, da subito, si sono proiettate a ragionare come se la pandemia dovesse durare a lungo. Le aziende del secondo gruppo hanno valutato rapidamente, anche dietro nostri suggerimenti, di approvare bilanci, rivedere i propri budget aziendali sia economici che relativi ai flussi di cassa. Le attività relative alla gestione della crisi di impresa, che doveva partire ad agosto 2020, sono state anticipate e ciò è stato utile come base per riorganizzare i budget economici e finanziari. Ritengo opportuno che ognuno deve cercare di valutare le filiere nelle quali è inserito e le probabilità di vita futura delle stesse, al fine di ridefinire velocemente il modello di business o, comunque, di saperlo adattare alla situazione emergente o puntando a consolidare le attività con operazioni di M&A o di consolidamento. La sfida che abbiamo davanti è molto seria e porterà molte aziende a chiudere, quindi si dovranno abbandonare molte ritrosie e ciò porterà a considerare che per sopravvivere è necessario crescere e tentare di consolidarsi.

Come credi cambierà la professione dopo la bufera?

Come tutte le professioni, anche la consulenza di management cambierà parecchio! Sicuramente in prima battuta cambierà la modalità di gestione delle relazioni con i clienti e con i colleghi. Dovranno essere rinnovati sia i modelli di lavoro sia i modelli di business. La digitalizzazione, che era uno degli assi di sviluppo, diventerà asse centrale e questo comporterà nuovi percorsi formativi e di crescita in nuovi territori della conoscenza che, magari, per “comfort zone” erano tenuti più ai margini. Credo che la competenza assumerà un maggiore valore, così che molti venditori di fumo verranno messi ai margini e questo, forse, pulirà il “mercato” anche se le situazioni di crisi creano sempre molti “maghi della pioggia”.

Che indicazioni fornire ai nostri clienti e alle aziende per il futuro?

In questo momento posso solo dire una cosa basilare: resilienza e adattamento! Bisogna abbandonare ogni comfort zone e occorre giocare su terreni diversi e sconosciuti osando senza paura. Qui ci troviamo di fronte a una vera e propria guerra, guerra che non fa prigionieri e quindi chi saprà interpretare e adattarsi ai veloci cambiamenti saprà resistere. Si tratta di una sfida epocale che mette a dura prova ognuno di noi e, quindi, chi si sente debole deve affidarsi al supporto di esperti senza paure o timidezze.

Quali, secondo te, sono le aree della consulenza di management che potranno essere più utili al rilancio dell’economia in una logica di sostenibilità e rinnovamento delle filiere?

Se, da un lato, la dimensione delle aziende italiane permette flessibilità e resilienza, dall’altro è un limite nell’investimento in risorse umane dedicate. La pandemia ha, di fatto, accelerato i trend economici e tecnologici di un mondo che già di per sé era in crescita esponenziale nell’introduzione di nuove tecnologie. Ergo, le imprese devono affidarsi a qualificate competenze esterne per rimanere al passo dell’immane sfida che ci attende e la scelta di idonei consulenti di management sarà una delle chiavi di volta. Va da sé che i consulenti dovranno essere portatori di vero valore aggiunto e questo deve portarli ad avere un approccio più strutturato nel rispetto della deontologia professionale al fine di evitare squalificante concorrenzialità. Sicuramente il rinnovamento delle filiere passa per un approccio alla sostenibilità e all’innovazione di processo e di prodotto, ricercando un corretto posizionamento nelle filiere nazionali e internazionali, valutando e misurando l’apporto di valore nelle stesse filiere. Si farà un ritorno a “filiere corte” e a modelli più strutturati di cooperazione fra imprese in quanto gli investimenti necessari ad affrontare l’adattamento saranno importanti sia in tecnologie sia, soprattutto, in capitale umano. I consulenti di management in questo potranno essere un acceleratore nell’introduzione di competenze nuove nelle imprese e nella gestione delle filiere di prossimità e per fare questo serviranno competenze diverse e specialistiche che dovranno lavorare in rete. Anche questo porterà ad immaginare e trovare nuovi modelli di cooperazione per una nuova competizione.

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Fonte: I CONSULENTI DI MANAGEMENT DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E IL CORONAVIRUS, news@icpartners.it