A Colazione con…. Luca Savino
Ogni qualvolta Roberto mi chiede di dire qualcosa in qualche contesto, accetto con entusiasmo e ne sono onorato. Poi mi prende lo sconforto perché essergli originale è come regalare una cravatta a Marinella.
Ad ogni buon conto eccomi qua…
“L’adattamento non è camaleontismo,
ma indica la capacità di resistere e di assimilare“
Mahatma Gandhi
Quando nel corso della nostra vita, ci si trova di fronte a situazioni nuove, complesse, dolorose, imponderabili e sconosciute e comunque non facilmente modificabili, dobbiamo giocoforza adattarci per poter sopravvivere fisicamente e soprattutto psicologicamente.
Adattarsi non è acquiescenza, non è nemmeno convenienza, adattamento è il cambiamento di sé, delle strutture e dei mezzi che abbiamo a disposizione per affrontare le “novità” che arrivano dall’ambiente.
L’uomo ha una grande capacità di adattamento e non solo per caratteristiche fisiche ma proprio per quella che da sempre è definita la “variabile umana” ovvero la gamma di comportamenti che gli individui riescono ad avere nelle condizioni di stress o di pressione. Ciò gli consente esprimersi mettendo in campo quelle caratteristiche di duttilità che lo caratterizzano, soprattutto nelle situazioni più estreme.
Dopo l’11 settembre la vita di chi viaggia è stata completamente cambiata. I controlli, l’attenzione ai liquidi, le pazienti attese per la verifica del bagaglio i body scanner sono entrati nel quotidiano dei passeggeri che da un iniziale protesta per le “lungaggini” prima dell’imbarco – accentuate nei momenti di partenza per le vacanze da quei passeggeri “non frequent flyer” – che hanno accettato di buon grado il cambiamento, registrando nel proprio inconscio che tutto è fatto in realtà per la propria sicurezza.
Ma oggi non parliamo di liquidi, profumi e file all’aeroporto. Oggi parliamo di code ordinate al supermercato. Oggi vediamo guanti e mascherine, guardiamo all’attesa di un vaccino che sarà come il “Messia”, vediamo l’insinuarsi di un virus peggiore che intaccherà la reputazione dei posti dove la gente vive, abita e offre ospitalità. Parliamo di diffidenza.
Per un po’ gli stranieri non verranno più e ciò potrebbe portare a cominciare a conoscere i nostri vicini di casa e non solo, che oggi sono più stranieri per noi rispetto a quelli che arrivano dall’altra parte del Mondo.
Grazie a quello che ci è accaduto abbiamo cominciato a conoscere la solidarietà. Domani forse supereremo per necessità l’indifferenza. Un male che ci ha afflitto da troppo e per il quale forse è stato necessario un virus per trovare un rimedio.
Sarà importante adattarsi alle nuove tecnologie, adattarsi al rispetto delle priorità, adattarsi alla necessità di altri con cui conviviamo, insomma adattarsi…
Fonte: elaborazione a cura di dott. Luca Savino, Studio Savino, news@icpartners.it