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Europa Emergente e CSI, le mille ed una opportunità – IC&Partners
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Europa Emergente e CSI, le mille ed una opportunità

Secondo l’ultimo rapporto SACESIMEST, nel 2018 l’export italiano verso l’Europa Emergente e la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) è cresciuto del  4,5% e – grazie al miglioramento del quadro economico regionale, all’aumento del prezzo del petrolio e alla ripartenza di alcuni investimenti strategici che coinvolgono le forniture italiane – presenta prospettive positive anche per il 2019 (+4,1%) e per il triennio successivo (+5,1%).

Analizzando i principlai mercati di sbocco italiani in Europa contro-orientali, si evidenzia che nel 2019, secondo lo stesso rapporto, le esportazioni verso la Polonia e la Repubblica Ceca, sono attese in aumento rispettivamente, +3,7% e +4,1% e nel triennio successivo (2020-2022) cresceranno con un +5,4% e +6,4%, in media. Questa dinamica sarà trainata dagli investimenti pubblici in ambito europeo – in particolare nelle infrastrutture – dalla parziale ripresa dei principali partner commerciali e dai consumi privati, sostenuti da un tasso di occupazione in crescita. I settori maggiormente attrattivi nel 2019 per le nostre esportazioni saranno nei beni di investimento, in particolare meccanica strumentale e mezzi di trasporto, che aumenteranno del 3,4% in Polonia e del 3,3% in Repubblica Ceca (6% e 5,8%, in media, nel 2020- 2022). Particolarmente dinamiche anche le vendite dei beni di consumo Made in Italy, soprattutto abbigliamento, previste quest’anno in crescita del 3,9% in Polonia (3% nel 2020-2022) e del 4,7% in Repubblica Ceca (5%).

Nel 2019 la Romania, vivrà una dinamica più incerta, dovuta principalmente ad instabilità politica e al rallentamento economico legato a una domanda interna debole e a un calo degli investimenti. In ogni caso, nel 2019, l’export italiano crescerà del 2,3% e del 4,5% nel 2020-2022: i beni di consumo (-1,4% nel 2019 e +2,6% nel 2020-2022) e quelli intermedi (-0,8% nel 2019 e +2,9% nel 2020-2022) risentiranno della debolezza dell’economia, mentre i beni di investimento (+7,7% nel 2019 e +7,2% nel 2020-2022), continueranno a crescere anche grazie al recupero della produzione industriale destinata all’export.

Altresì in crescita sono le previsioni per Bulgaria, Croazia e Ungheria, grazie a un quadro economico in miglioramento, dove, seppure su livelli inferiori, nel 2019 l’export italiano crescerà rispettivamente +5,9%, +3,7% e +3,6%.

In forte crescita (+6,1% nel 2019) invece risulteranno le esportazioni di Made in Italy in Russia, grazie alle dinamiche positivi del PIL e alla spesa per gli investimenti, e dovrebbero mantenere una buona performance anche nel 2020-2022 (+4,5%). Nel 2019 infatti è attesa una ripartenza dei beni di investimento (+9,7%), con un +6% medio nel 2020-2022 per effetto di nuovi progetti nelle zone artiche e nelle infrastrutture, ed una ripresa anche per i beni di consumo (+2,5%, in media, nel periodo 2020- 2022) e sosterranno l’agroalimentare (+5,7%) grazie ad alcune misure a sostegno del potere d’acquisto e la riduzione prevista dei tassi d’interesse.

Nel 2019 manterrà un’apprezzabile domanda di beni italiani L’Ucraina (+6,3 e +6,5% medio nel triennio successivo), nonostante il quadro geopolitico complesso e l’incertezza per le scadenze elettorali e finanziarie, grazie al traino dei beni di investimento (+7,7%, in media, nel triennio 2020-2022), necessari per la diversificazione economica in corso, e dei beni intermedi (+6%), in cui diversi settori risentono dell’uscita di scena dei fornitori russi.

In Bielorussia, il Piano Nazionale per lo Sviluppo dell’Economia Verde 2016-2020 (rinnovabili, gestione e trattamento rifiuti, edilizia sostenibile, efficienza energetica, agroindustria) incentiverà la domanda di beni di investimento. Al contempo, è in corso la realizzazione di un polo farmaceutico per il mercato interno ed estero. L’export verso Minsk, cresciuto del 6,3% nel 2018, dovrebbe mantenere una crescita analoga nei prossimi anni, grazie anche all’ammodernamento degli impianti di trasformazione delle materie prime, con benefici per la meccanica strumentale (+7,3%, nel 2020-2022).

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Fonte: redazione ed eleborazione a cura di IC&Partners su dati SaceSimest