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Cina: gli obiettivi del piano One Belt, One Road – IC&Partners
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Cina: gli obiettivi del piano One Belt, One Road

CINA.IC&Partners

Dalla nostra sede IC&Partners Asia

 

Nell’autunno del 2013, durante le sue visite in Kazakhstan e Indonesia, il Presidente cinese Xi Jinping ha annunciato il grande piano infrastrutturale denominato One Belt, One Road con il quale la Cina intende migliorare la connettività e la cooperazione nell’area eurasiatica per favorire gli scambi economici in questa vasta regione e rendere più stabili le relazioni politiche e diplomatiche tra i paesi che ne fanno parte.
Questo piano infrastrutturale si articola in due direttrici che collegano la Cina al Vecchio continente: la prima direttrice (One Belt) è la “cintura economica terrestre” ovvero il collegamento via terra che raggiunge l’Europa dopo aver attraversato l’Asia Centrale, il Medio Oriente e la Russia; la seconda direttrice (One Road) è la “cintura economica marittima” ovvero il collegamento via mare che arriva nel cuore del Mediterraneo dopo aver costeggiato il Sudest Asiatico, l’Africa Orientale e il Medio Oriente.

 

La regione interessata da One Belt, One Road può contare sul 55 % del PIL mondiale, è abitata dal 70 % della popolazione globale e possiede il 75 % delle risorse energetiche del mondo; questo imponente piano, che coinvolge 65 nazioni, ha per la Cina diverse finalità, ma in primo luogo ha l’obiettivo di rafforzare il suo ruolo nell’area Euroasiatica attraverso la realizzazione di moderne infrastrutture logistiche ed energetiche.

 

Il piano di investimenti all’estero previsto dal piano One Belt, One Road non ha solo l’obiettivo di favorire una maggiore integrazione economica tra i numerosi paesi coinvolti, ma rientra nella più ampia strategia con la quale da tempo Pechino promuove l’internazionalizzazione delle sue aziende (cosiddetta “Go Global strategy”) per portarle a livelli di maggiore competitività sulla scena economica mondiale.

 

Da diversi anni il governo cinese incentiva questo processo soprattutto offrendo alle società cinesi varie forme di sostegno per aiutarle a insediarsi all’estero, ad esportare e ad attenuare i rischi commerciali. Inoltre, il governo di Pechino ha finanziato numerosi progetti infrastrutturali in paesi in via di sviluppo in cambio di clausole preferenziali a vantaggio delle aziende cinesi (in prevalenza aziende pubbliche) per quanto riguarda l’accesso ai mercati e alle risorse locali (questa politica ha interessato principalmente l’Africa, l’America del Sud ed i vicini paesi dell’Asia).

 

Grazie ai notevoli investimenti previsti dal piano One Belt, One Road, la Cina intende anche compensare la sovraccapacità che caratterizza numerosi settori della sua industria (acciaio, alluminio, cemento, macchinari, turbine, automezzi pesanti, chimica di base) trasferendo parte della capacità produttiva in eccesso verso i paesi che si trovano lungo la nuova Via della Seta.

 

Gran parte di questi investimenti infrastrutturali sono gestiti dalle grandi aziende di Stato e sono finanziati da banche pubbliche cinesi a tassi molto favorevoli (un ulteriore supporto finanziario è rappresentato dagli aiuti allo sviluppo sotto forma di prestiti provenienti dal Ministero del Commercio, dalla China Development Bank e dalla Export-Import Bank of China): un caso emblematico è rappresentato dai sei impianti che la Anhui Conch, il più grande produttore di cemento cinese, sta costruendo in Indonesia, Vietnam e Laos grazie a una linea di credito di 50 miliardi di USD messa a disposizione da Bank of China.

 

Tuttavia, c’è chi considera questa predominante presenza delle aziende pubbliche cinesi nella realizzazione di progetti infrastrutturali all’estero un elemento di debolezza poiché la scarsa efficienza che caratterizza le aziende di Stato cinesi ha determinato in passato che questi investimenti avessero un basso rendimento. Anche per questo, il governo cinese ha varato nell’autunno 2015 un piano di interventi per migliorare la gestione delle aziende di Stato ed incrementare la loro efficienza, anche grazie ad una partecipazione mista di capitale pubblico e privato nel loro azionariato.