Le conseguenze della guerra commerciale per le imprese che operano in Cina
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina rappresenta anche per le imprese straniere che operano in Cina una tempesta che ribalta piani strategici e costringe a rivalutare velocemente mercati, forniture e prospettive. Non solo i dazi dell’amministrazione americana rendono sempre più difficile l’interscambio diretto tra i due paesi ma hanno anche creato un clima di incertezza acuta che richiede una forte capacità di adattamento.
In particolare, le aziende italiane presenti in Cina si trovano a operare su un terreno sempre più instabile: infatti, sebbene i fondamentali dell’economia cinese restino solidi, le condizioni operative tendono a mutare troppo rapidamente per poter adottare delle soluzioni strategiche di medio-lungo termine. Tra il gioco al rialzo dei dazi, le ipotesi di un massiccio stimolo interno da parte del governo cinese, la ricalibrazione delle esportazioni cinesi verso l’ASEAN e l’Europa, e l’aumento delle restrizioni sui beni strategici (come le terre rare), ogni giorno porta nuove incognite.
Le imprese cinesi (incluse quelle che hanno delocalizzato in Paesi del Sud-Est asiatico come Vietnam e Cambogia, anch’essi penalizzati da dazi altissimi) sono supportate da un’ampia propaganda governativa secondo la quale “il cielo non crollerà” e sembrano orientate a resistere alla tempesta e considerare questa guerra commerciale come un’opportunità per rendersi meno dipendenti dagli USA.
Gli operatori più anziani ricordano la frase del Presidente Mao Tse-Tung “La situazione è eccellente, c’è grande confusione sotto il cielo” che sembra fotografare lo scenario economico attuale nel quale, insieme alle difficoltà causate dai dazi, si possono anche intravvedere importanti sfide e opportunità.
Con il rallentamento degli scambi tra Cina e USA, le imprese europee possono diventare partner preferenziali per molte aziende cinesi in cerca di sbocchi, tecnologie o know-how alternativi.
Inoltre, il governo cinese sembra pronto ad attuare un massiccio piano di stimolo interno per sostenere la domanda domestica. Se questo dovesse avvenire, assisteremmo a una transizione accelerata verso un modello economico più autocentrato, con un mercato interno più forte e resiliente. In questo scenario, le imprese italiane che operano in settori legati ai consumi, alla salute, alla tecnologia e ai servizi potrebbero trovare spazi di crescita.
Anche se nel breve termine la situazione appare complessa, il mercato cinese rimane straordinariamente dinamico e il pragmatismo delle autorità locale lascia intravedere margini di manovra che consentiranno alla Cina di continuare a giocare un ruolo chiave. Per le aziende italiane è un’occasione per ripensare le strategie e posizionarsi come attori neutrali e affidabili in un mondo che si sta ridefinendo.
Elaborazioni a cura di IC&Partners Asia-Ufficio Shanghai, news@icpartners.it