A colazione con…. Federico Diomeda
Lasciamo agli economisti le visioni “macro” – vi sono ottimi commenti come per esempio quelli di Alesina e Giavazzi sul Corriere di oggi 23 marzo 2020.
Il mio unico commento “macro” è che io non vedo scenari di “guerra”.
Vedo scenari di scompenso fra domanda e offerta derivanti dal fatto che i consumatori non possono “domandare”.
Le imprese offerenti non possono “offrire”.
Si fermano i ricavi – non si fermano tutti i costi. Quindi mancano i margini e si pongono le basi per perdite secche.
Tutto quindi si sposta sul lato “riserve” in attesa della “ripartenza”.
Ora scendo nel “micro”. Ed in Italia tutto è “micro” perché piccolo è bello….. a volte è utile a volte no.
Dove l’unione fa la forza (come in questo caso) troppi piccoli dispersi hanno più difficoltà.
Lezione per il futuro (cioè ieri): smettere di pensare in piccolo – organizzare strutture produttive in grado di reggere -più capitalizzate – meglio finanziate – fare controllo di gestione e analisi dei flussi di cassa prospettici – amplificare il ricorso a capitali di investimento
In realtà questi bisogni erano già stati enunciati da tempo – la crisi odierna spero acceleri il processo di comprensione del bisogno.
Lo Stato può aiutare? Si ma anche lo Stato è povero – poco flessibile – burocratico – invasivo – tendente al rispetto della forma rispetto alla misurazione del risultato sostanziale.
Lezione per il futuro (cioè ieri): abbandono dell’approccio burocratico e formale – investimenti in tecnologia per telematizzare la Pubblica Amministrazione – riduzione veloce del perimetro dello Stato (l’incontrario di quello che si fa ora con Alitalia e ILVA) e liberazione di risorse per innovazione e istruzione – riforma fiscale drastica con riduzione a 2 imposte dirette e 2 imposte indirette e qualche altra cosa che ora è lungo descrivere.
Non siamo in guerra – stiamo solo capendo quanto deboli siamo e quanta ipocrisia ci stiamo portando dietro da anni facendo finta che la nostra scarsa efficienza dei fattori potesse essere superata da qualche tweet o post di facebook (nonchè usuali maledizioni contro l’Europa e altri partners Europei gridando al complotto).
E nel caso di specie siccome la crisi colpisce indiscriminatamente tutte le economie, il “mal comune mezzo gaudio” è una situazione in cui chi vuole può dimostrare di che stoffa è realmente fatto – l’auspicio dunque è che dalla difficoltà enorme si cerchi di uscire con una visione ben più alta di quella di piccolo cabotaggio fino ad oggi seguita.
Le imprese possono fare la differenza in questo frangente imponendo la loro forza su una politica debole.
Fonte: Dott. Comm. Federico Diomeda, Studio Domeda – Genova, news@icpartners.it