Superare la crisi: gli imprenditori e la nuova liquidità bancaria
Qualche settimana fa ho telefonato ad un mio amico a cui ogni tanto ricorro per schiarirmi le idee.
E’ un vecchio banchiere di lungo corso che ha da un po’ ha superato la settantina.
Gli ho chiesto come giudicasse l’emergenza che stiamo vivendo e quali potessero essere le vie d’uscita.
“Siamo in una tempesta e una onda ci ha sbalzati in mare. L’unica cosa che dobbiamo fare è guadagnare la riva; quando saremo sulla spiaggia potremo riguardare il mare e capiremo come proseguire”.
Rimango in silenzio, trovo una frase di circostanza e chiudo la conversazione. Che banalità penso. La nave, la tempesta, lo sguardo verso il mare.
In tanti anni è la prima volta che il vecchio mi delude. Passano i giorni e non riesco a metabolizzare la delusione. Le sue parole mi tornano in mente, ma non riesco a riabilitarle.
Sono trascorsi più di venti giorni da quella conversazione ed ho capito il senso delle sue parole.
La nave contiene i paradigmi, le certezze su cui abbiamo sino ad ora basato il nostro agire.
Ma la cosa più importante è il comportamento che deve tenere il naufrago: se si rivolgesse indietro, tentando di risalire le mura della nave, sarebbe spacciato; troppo irte e viscide.
La scelta giusta è raggiungere la terra ferma, di cui non si conosce la distanza, ma che è l’unica opzione.
Per guadagnare la riva ci vogliono braccia, polmoni e volontà ostinata .
Solo a questo punto è lecito guardarsi indietro per vedere cosa è rimasto della nave e quali siano le modalità migliori per affrontare di nuovo il mare.
Raggiungere la riva sarà un percorso di solitudine dove potremo fare appello unicamente alle nostre forze.
Covid 19 ha, in pochi giorni, spianato i nostri algoritmi. Da qui in avanti dovremo far prevalere le nostre qualità sui difetti del contesto.
Burocrazia, corruzione, arretratezza tecnologica, deficit strutturali, a cui dovremo una volta di più rispondere con flessibilità, competenza, caparbietà, creatività, fantasia.
Tutto ciò non basterà perché non sappiamo di quanto sia distante la riva, ma sarà l’unica opzione.
E’ una crisi molto diversa dal 2008 dove il problema erano insolvenze bancarie o derivati spericolati.
Covid 19 sta distruggendo l’offerta.
Quando vorremmo tornare a vedere un concerto o riprendere un aereo?
Per quel momento ci sarà ancora qualcuno che avrà voglia di cantare e quante linee aeree saranno sopravvissute?
Covid 19 sta seriamente minando la domanda. Che capacità di spesa avranno coloro che hanno perso il lavoro?
La crescita del valore delle materie pare sotto controllo e l’inflazione, che ad oggi non è una priorità, potrebbe rimanere costante visto il contestuale deterioramento di offerta e domanda.
Il settore bancario è la cinghia di trasmissione della politica monetaria della BCE e quindi il fatto che non sia nelle condizioni del 2008 è una buona notizia. Ma i processi di affidamento sono altamente inefficenti e quindi inutili nell’emergenza.
Per fare in fretta dobbiamo ampliare le capacità di strumenti già operativi.
Bisogna adeguare la Cassa Depositi e Prestiti al modello, già recepito in Europa, della Kreditanstalt für Wiederaufbau, equivalente della CDP in Germania, nata nel 1948 per amministrare i fondi del piano Marshall, KfW, con 500 miliardi di Euro di attivi, opera sovente in deroga rispetto alle restrizioni sugli aiuti di stato veicolando, sostanzialmente dal bilancio del Cancellierato (o anche tramite raccolta autonoma sul mercato che non viene consolidata nel debito pubblico tedesco) una importante liquidità verso le imprese in crisi e addirittura verso i Lander.
Il Governo deve dare certezza alle banche riguardo alla garanzia prestata e, sulla base di questo, imporre alle banche un processo deliberativo snello.
Ad esempio tramite la concessione di linee di credito in percentuale a quanto erogato all’azienda nel suo passato recente o addirittura in base al fatturato.
Naturalmente vanno sterilizzati quei settori gravemente esposti alla crisi dove saranno necessari interventi nel capitale.
Parimenti va impedito che le banche italiane utilizzino la liquidità ricevuta per limitare gli inevitabili danni che patirà il loro portafoglio crediti, impedendo così l’accesso al credito delle imprese.
Sicuramente vi sarà molta attività di restructuring e di assistenza all’internazionalizzazione verso paesi meno colpiti dalla crisi.
Covid 19 terminerà il lavoro iniziato dalla crisi del 2008, spazzando via molte aziende già in sofferenza e favorendo aggregazioni.
L’M&A, nei settori meno colpiti, rappresenterà una possibilità.
Circa i fondi di Private Equity, tutto dipende dalla situazione delle aziende in portafoglio; comunque per chi è liquido è indubbio che si apriranno opportunità speculative.
Il Governo deve tempestivamente indicare gli strumenti e modalità efficaci di sostegno dell’impresa.
Nel frattempo all’imprenditore rimangono solo braccia, polmoni e volontà ostinata.
Aveva ragione Il vecchio, bisogna arrivare vivi alla riva.
Fonte: A cura di Stefano Comola, Senior Partner di IC&Partners Switzerland, news@icpartners.it